ANGELA KINCZLY: esce “Tense Disorder”, LA RECENSIONE

Esce oggi il nuovo lavoro di Angela Kinczly e per chi era rimasto al suo precedente disco “La Visita” direi che farà oggi un salto spazio temporale difficilmente gestibile.

Tense DisorderTense Disorder

Personalmente trovo come unico filo conduttore, timbrica vocale a parte (ovviamente), quella polvere sospesa a qualche palmo da terra che in una misura (prima saltuariamente e oggi invece prepotentemente) ha accompagnato e lasciato in bilico le melodie.
Quello di oggi è un disco che con il passato stacca di netto traducendosi in un’esperienza subliminale di sensazioni e paure, di sfoghi tra le righe poggiati su tavoli di cristallo fluttuanti. “Tende Disorder” ha il sapore di qualcosa che rimanda ad un Peter Gabriel di “Ovo” o ad esperimenti melodici di grandissimo gusto a firma di Brian Eno. Ma tornando con i piedi a terra questo par essere e voler divenire per la Kinczly un fuori pista decisamente più aderente alla sua personalità: ho l’impressione forte che sia finalmente questa la chiave musicale e sociale con cui essa si riconosce maggiormente avendo percepito in ognuna di queste 4 composizioni un’intimità più vera e più onesta. “Tende Disorder” – che porta per 3/4 la firma di Francesco D’Abbraccio degli Aucan (e direi che questo basti per connotare quale apporto elettronico ci sia nel disco) e nell’ultima traccia la firma de La Tarma (anche lei cantautrice estremamente dedita a questo tipo di linguaggi sonori) – è un Ep in lingua inglese, psichedelico e urbano quanto basta, in cui si tengono assieme sospesi i linguaggi e le parole, i significati e le allucinazioni.
Melodie lunghe e larghissime, spesso metropolitane come nella spinosa “Spies” che per tratti mi ricorda Daido. Il dubstep di periferia urbana della successiva “Dark Secret Love” lascia trasudare ansia e fuga, quasi salvezza. Poi nella chiusura “A Notion” ci sono spazi aperti, quasi popolari, quasi montani, quasi raggiunti…sempre apparentemente.
“Tense Disorder” è un bellissimo disco che non ha i connotati di modulazioni elettroniche per ascoltatori sofisticati ne ha la voglia di venir catalogato come opera di sperimentazione per nerd di settore. Ha il gusto femminile della melodia in un mutuo scambio con le vertigini illogiche delle sensazioni reali. Un ascolto internazionale sicuramente.

Luca Marsi per FullSong


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