Adriano Tarullo: un nuovo disco, nuove storie, nuove fotografie

Quelle di Adriano Tarullo sono vere e proprie fotografie che arrivano in tutto e per tutto, sono mini racconti, sono tranci di vita quotidiana che lui in qualche modo apostrofa come “Storie di presunta normalità”.

Adriano TarulloAdriano Tarullo

Una canzone d’autore semplice ed efficace che non cerca il rimedio filosofico piuttosto l’evidenza della narrazione. In lui si rintracciano rime che spesso chiudono il periodo, si rintracciano i volti e spesso anche le voci dei personaggi che gli vivono intorno. Ma più di tutto si rintracciano i luoghi che abita e che consuma a forza di Blues. Il cantautore abruzzese e il blues: un connubio questo che ormai va avanti dal suo esordio ad oggi passando anche per tutti i progetti di musica dialettale della tradizione che spesso ha rivisitato in questa direzione. In questo nuovo disco troviamo 12 inediti in cui impera la chitarra come struttura predominante, dove la forma pop è la più evidente con le sue strutture classiche, e non mancano colori tradizionali come in “Colm Thomas” ballata decisamente irlandese, oppure citiamo anche “La nuora nera” che forse è il momento più “trasgressivo” di tutta l’opera in cui il funky e andamenti africani incontrano l’elettronica e la canzone d’autore italiana. Come ultimo fuori pista citerei “Quella strana allegria ai cipressi” che senza rifletterci troppo mi verrebbe da citare la famosa “Marcia del Camposanto” di Capossela. “Storie di presunta normalità” è un lavoro solido e molto ben equilibrato segno di una maturità che arriva a definire la forma da dare alle proprie ispirazioni. Il disco si chiude con uno strumentale dal titolo “L’arte di una madre”, malinconico, riflessivo, color tramonto…un bel finale per un disco che ha tanto da dire.


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