Fabi Silvestri Gazzè, recensione di Il padrone della festa

La buona musica torna a battere con un album davvero fuori dagli schemi dal titolo “Il padrone della festa”. Il merito è di Nicolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, che portano in scena in 12 tracce questa bellissima fotografia di famiglia allargata.

Il padrone della festa“Il padrone della festa” è un viaggio a 360 gradi verso la musica d’autore, un album che non ha certo crisi d’identità con questo trio che lo ha creato, prodotto e suonato.Nel disco che stiamo

“Il padrone della festa” è un viaggio a 360 gradi verso la musica d’autore, un album che non ha certo crisi d’identità con questo trio che lo ha creato, prodotto e suonato.
Nel disco che stiamo per ascoltare non mancano collaborazioni importanti come: Roberto Angelini, Paolo Fresu, Jose Ramon Caraballo Armas per citarne alcuni. 
Curato nei minimi particolari già guardando la copertina del cd, iniziamo a far scorrere l’album con “Alzo le mani”  un brano amaliante, dove si da il giusto peso alle parole e ad una musica davvero incantevole. “Life is sweet” è bella e frizzante, un pezzo che lascia subito spazio a melodie aperte che terminano con un crescendo coinvolgente.
“L’amore non esiste” e “Canzone di Anna” sono brani un pò lunghi ma con delle grandi capriole stilistiche.
Mentre ascoltiamo le canzoni la voglia di andare avanti diventa sempre più forte, sapete perchè?  perchè la complicità di questo trio, l’eleganza con cui canta, la poesia che trasmettono le loro canzoni, fanno si che questo viaggio sia un perfetto collante tra loro e chi li sta ascoltando…
Andiamo avanti con  “Arsenico” una traccia che strizza l’occhio agli anni quaranta, note e parole coniugate sempre perfettamente, trombe grezze e ruvide anche loro gran protagoniste:”  Sono sotto arsenico un po’ nevrastenico da un mese in qua meglio così ma onesto credimi piuttosto che vigliacco prendimi a bersaglio, spara finchè non si estende il taglio che ti ho fatto”;quasi una preghiera in cui la melodia vocale si distende su un tappeto di immagini.
“Spigolo tondo”, “Come mi pare” e “Giovanni sulla terra”, non hanno nulla da invidiare alle tracce precedenti, nella prima il tappeto sonoro lo regalano delle chitarre energiche, ma il denominatore comune è sempre lo stesso, le voci dei tre artisti insieme sono davvero sale e pepe, zucchero e cannella, insomma la tradizione illustre che spicca in tutte le  dodice tracce di questo lavoro è questa,  tutto deve essere il più moderno possibile.
 “Il Dio delle piccole cose” ( pezzo firmato anche dall’autore Gae Capitano) è il desiderio che ci sia qualcuno che ascolti noi anche nelle cose più banali, anche nei silenzi delle anime, la canzone è speciale e delicata, ma ogni singolo brano lo è, tutto gira intorno a noi e a questo pianeta, alla sopravvivenza, alla madre terra, che non riusciamo ad amare come si dovrebbe, con quello sputo di ironia che addolcirebbe anche il momento più amaro.
“L’avversario” decima traccia del disco è spumeggiante, un crescendo quasi rock con chitarre elettro-acustiche in evidenza.
“Zona Cesarini” gioca le sue carte come una partita di calcio, impreziosita da  sonorità che oscillano tra il melodico e un suono volutamente retrò.
“Il padrone della festa” che regala il nome all’intero lavoro chiude il sipario.
Dunque, la festa è finita e Fabi, Silvestri e Gazzè hanno regalato a noi ascoltatori un ottimo prodotto, maneggiando con cura tutti i brani con ironia e irreverente leggerezza, ma ancor di più con il garbo e la consapevolezza di sapere fare ottima musica.
Complimenti!

Punteggio: 9

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